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Buona scuola... ai nostri figli!

2022-09-10 16:58

Giulia Tanel

EDUCAZIONE, CRESCITA PERSONALE,

Buona scuola... ai nostri figli!

Ogni anno scolastico che inizia è una nuova sfida per i nostri figli, ma anche per noi genitori...

Ogni anno scolastico che inizia è una nuova sfida per i nostri figli, ma anche per noi genitori. E talvolta capita che i più emozionati siano proprio gli adulti. Non c'è nulla di strano in tutto questo, anzi: essere compartecipi, "partecipare con", della crescita dei propri pargoli non è solo molto bello, è anche giusto. Ed è un dono che va gustato fino in fondo, perché poi passa e non ritorna più. 

In tutto questo, tuttavia, occorre porre l'attenzione su alcuni aspetti. Nei quali siamo caduti, stiamo cadendo o cadremo tutti (o, meglio, tutte!), ma rispetto ai quali nutrire una sana consapevolezza può aiutare. 

 

LA SCUOLA È, INNANZITUTTO, DEI FIGLI

La scuola è un affare essenzialmente dei figli, è un impegno, uno spazio, una responsabilità che è giusto sia loro. E questo in grado via via maggiore in relazione all'età degli stessi bambini e ragazzi: è chiaro che un bambino della scuola dell'infanzia, o all'inizio delle scuole elementari, ha bisogni differenti rispetto a bambini e/o ragazzi più grandi. Naturalmente questo non vuol dire che sia necessario, o giusto, ricadere negli eccessi del passato, per cui i genitori spesso avevano una sorta di disinteresse per l'esperienza scolastica dei figli; oppure erano sempre e comunque, a priori, alleati degli insegnanti, per cui se un bambino veniva sgridato a scuola, poi subiva la "seconda dose" a casa, senza aver modo di esprimere la propria visione. Oggi però si ha l'eccesso contrario: se un insegnante riprende un bambino, rischia di trovarsi i genitori a colloquio a chiedere spiegazioni. E vogliamo parlare dei compiti? Senza entrare nel merito della loro utilità, quanto è comune che a farli sia, sostanzialmente, il genitore? O, se non li fa direttamente, almeno li corregge "per non fare brutta figura"? E il capitolo della cartella per il giorno dopo? Inizialmente si può fare assieme, naturalmente si può chiedere se è stata fatta, ma sostanzialmente dev'essere cura dell'alunno ricordare di portare il materiale e i libri corretti. E magari anche la merenda di metà mattina e dell'acqua (quante mamme piombano a scuola, a ogni ora, con il sacchetto del panificio perché «Si è dimenticata/o la merenda»? O hanno la bottiglia sguainata al termine delle lezioni perché «Povero, quando finisce ha sempre sete»?). 

 

DALLA BRAVA BAMBINA... ALLA BRAVA MAMMA

Cosa si nasconde dietro alla "ansia" che nostro figlio vada bene a scuola, abbia sempre i compiti fatti (e fatti giusti!), o il materiale curato e chi più ne ha, più ne metta? La risposta non può naturalmente essere universale, tuttavia è ricorrente che questa modalità di comportamento sia tipica soprattutto di quelle mamme che si portano dietro dall'infanzia il copione educativo cosiddetto della "brava bambina"... che, se non se ne prende consapevolezza e non ci si lavora, quando si hanno figli rischia di evolvere nel copione della "brava mamma". Posto che si potrebbe aprire un'ampia dissertazione sui confini da attribuire al termine "brava", quel che più importa è rilevare che "il troppo storpia". Ce lo insegna, tra molti altri, il pediatra e psicanalista inglese Donald Winnicott: una madre dev'essere "sufficientemente buona". Non pessima, ma neanche perfetta (sempre ammesso che sia possibile). Una giusta via di mezzo è quanto libera la madre dall'ansia di "fare bene", ma è anche quanto permette ai piccoli di crescere: «Anche se il bambino possiede un potenziale innato per svilupparsi», scriveva Winnicott, «senza una madre sufficientemente buona, che si prodiga nella cura del figlio, egli non sarà in grado di divenire una persona “intera” e "indipendente"». E vale lo stesso se la madre si prodiga troppo.

 

IL VALORE DELL'ERRORE

Questo discorso si collega a un'altra considerazione tanto importante, quando spesso misconosciuta: l'errore ha un valore in sé. È chiaro, sbagliare non piace a nessuno; ma la saggezza popolare ci insegna che «sbagliando s'impara».

E s'impara non solo, molto pragmaticamente, la cosa puntuale che si è sbagliata; s'impara anche a stare dentro delle emozioni che possono essere scomode, anzi che lo sono di sicuro: la tristezza, la rabbia, la frustrazione... emozioni scomode, appunto, ma che è bene imparare a conoscere fin da piccoli, perché nella vita è proprio la regolazione emotiva che ognuno sa mettere in campo a fare la differenza. Un genitore che non fa mai sbagliare il proprio figlio, il genitore che nel mondo anglosassone è etichettato come "elicottero", non gli permette neanche di vivere emozioni importanti. Gli nega, si potrebbe dire in maniera forse un po' netta, un tassello educativo, di crescita. 

Considerazioni, queste, cui se ne può aggiungere un'altra: l'errore, in un certo senso controintuitivamente, è un toccasana per l'autostima. Ha infatti una buona e sana stima di sé chi sa riconoscere e accettare sia i propri punti di forza, sia le proprie debolezze.

 

VIGILARE, NON SOSTITUIRE

Tornando, in conclusione, alla questione dalla quale eravamo partiti, all'inizio di questo anno scolastico l'augurio è che i genitori possano essere anche loro maestri e guide per i loro figli, senza sostituirsi a loro, bensì accompagnandoli e supportandoli laddove necessario.

Nel contempo, è necessario che da genitori si svolga un attivo ruolo di vigilanza su quanto succede a scuola, sia a livello di contenuti curriculari ed extracurricolari che vengono trasmessi dagli insegnanti, sia a livello più generale di relazione con i compagni, comportamento, regole che vengono date, ordine e pulizia degli ambienti, qualità e quantità dell'alimentazione nel caso vi sia una mensa, eccettera.

 

Da genitori, in definitiva, rubando una metafora dal mondo del cinema, nell'affrontare il nuovo anno scolastico è necessario che ci sforziamo di ricoprire un ruolo di registi, lasciando ai nostri figli il giusto ruolo di protagonisti. Con le gioie e le fatiche che questo comporta.

 

Buon anno a tutti!